Il Colibri’: il mosaico di una vita che scorre come un fiume senza tempo

Scritto da il Novembre 30, 2022

Ancora una volta si riempie la sala del cineMancini con “Il Colibrì”, film tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, la storia di un uomo, il racconto senza tempo che tocca i fili scoperti dell’anima

Amori e tradimenti, gioie e disgrazie, frammenti di una vita che si incastrano man mano in un tempo discontinuo che lascia senza fiato, sono i tasselli racchiusi nel lungometraggio presentato nell’ottava serata del Monterotondo Film Festival: “il Colibrì”, film diretto dalla regista Francesca Archibugi, scritto dallo sceneggiatore Francesco Piccolo, tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi.

La pellicola narra la storia della vita di Marco Carrera, interpretato da Pierfrancesco Favino, il cui soprannome “il colibrì” gli fu dato fin da piccolo poiché minuto, ma non è da qui che ha inizio il racconto. Il film si apre mostrandoci un Marco già adolescente, al mare nella casa di villeggiatura dove trascorreva le vacanze insieme alla sua famiglia. Qui conoscerà Luisa Lattes, la vicina di casa, colei che diventerà poi il suo primo e unico amore. La storia poi sarà frastagliata: si passerà infatti ad un Marco già grande, già medico, sposato con Marina con la quale avrà una figlia nata da un amore non reale che la porterà successivamente ad impazzire. Il film prosegue poi alternando scene della sua infanzia e adolescenza, in cui affronterà il suicidio della sorella, a scene in cui vedremo un Marco già più grande e anziano in cui affronterà i traumi di un amore mai vissuto, il travagliato rapporto con il fratello, il lutto della figlia e la promessa di crescere la nipote, Miraijin, il cui nome significa “uomo del futuro” come segno di speranza.

Durante la serata a tenere l’incontro con il pubblico è stato lo sceneggiatore Francesco Piccolo, con il quale si sono affrontate svariate tematiche, prima fra queste l’andamento del film. La scelta sul come mostrare determinati avvenimenti della vita del protagonista è stata cruciale. Piccolo ci spiega come la discontinuità cronologica in qualche modo preannuncia alcune disgrazie che avverranno, in questo modo lo spettatore è già preparato pur non sapendo subito la conclusione vera e propria degli avvenimenti. Lo sceneggiatore prosegue raccontando come, sebbene questa discontinuità sia presente anche nel romanzo, non sia comunque lineare con quella originale. Questa scelta, oltre a conferire più dinamicità al girato, deriva anche dal fatto che leggendo il libro l’idea del film non è stata subito molto chiara ed è proprio per questo che sono state effettuate delle modifiche. 

Francesco Piccolo durante l’intervento ci svela che lo scrittore Sandro Veronesi non ha in alcun modo partecipato alla scrittura del film, ma l’ha solo approvata al termine, contrariamente a quanto successo per il precedente lungometraggio ispirato ad un altro dei suoi libri, per il quale invece era intervenuto su alcuni dettagli. In questo senso, Piccolo asserisce dunque di aver avuto un certo grado di libertà nella scrittura, condivisa con la regista Archibugi, con la quale afferma di aver collaborato molto piacevolmente poiché entrambi “lavoratori forsennati” e molto coinvolti nel progetto. In aggiunta ci confida però che, nonostante la grande collaborazione con la regista, durante le riprese è stato poco partecipe non essendo un grande amante del set.

Dando uno sguardo al cast, sicuramente troviamo nomi importanti nel panorama del cinema italiano: primo tra questi, il protagonista Pierfrancesco Favino. Tale scelta è stata determinante e mossa da una visione già definita del personaggio principale. Come afferma lo sceneggiatore: “A volte quando scrivi una sceneggiatura hai già bene in mente a quale attore vorresti affidare un determinato ruolo”. A partecipare al cast troviamo anche Nanni Moretti, che ha interpretato il ruolo dello psicanalista della moglie, personaggio fondamentale nell’evoluzione del protagonista. Piccolo ci rivela che inizialmente sarebbe dovuto essere Moretti a fare da protagonista ma che solo durante la scrittura è stato scelto Favino perché più idoneo al ruolo. 

Altrettanto importante è stata la scelta delle location in cui registrare: meticolosa la ricerca della casa al mare, fulcro di molte scene. Si è cercato di ritrovare una somiglianza anche con l’idea delineata da Veronesi che, durante la stesura del libro, si è ispirato al luogo in cui egli stesso trascorreva le vacanze estive. Oltre all’Italia parte delle riprese sono state effettuate in Francia, luogo in cui il protagonista visitava segretamente il suo primo amore: Luisa Lattes, interpretata da Bérénice Bejo.

Di Christian Daniel Imolesi

A cura della Redazione

© Michela La Perna – CineMancini

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