FUORI DAL CORO. LA PASSIONE PER LA MUSICA TRA I RAGAZZI
Scritto da Alice Cuturello il Gennaio 31, 2024
Monterotondo è una realtà ricca di sorprese e oggi siamo in compagnia di Maria Teresa Viglione, direttrice del coro “Fuori dal coro” presso ACM (Accademia Arti Culture Mestieri).
Quando è partito questo progetto?
Il progetto è partito nel 2015 ed è nato dalla compagine più giovane del coro “Eretum Jazz Singers”(già attivo sul territorio dal 2010) di voler sperimentare nuovi generi musicali, in particolare il “vocal pop”, adattati per l’esecuzione corale.
Da cosa nasce e qual è il suo principale obiettivo?
L’idea nasce fondamentalmente dalla voglia di preparare un repertorio particolarmente complesso. Tutto il gruppo aveva maturato già un’esperienza nel coro di almeno tre o quattro anni, tuttavia, avventurarsi in un sentiero inesplorato, che offriva stimoli interessanti e che, per questo, avrebbe procurato gratificazione, significava comunque iniziare un’avventura nuova senza alcuna garanzia di successo. Questa incognita ha reso i ragazzi ancora più appassionati e determinati nel realizzare prodotti che, all’inizio, sembravano al di fuori della loro portata; in seguito, grazie anche alla costanza nello studio, hanno raggiunto dei risultati davvero inaspettati.
Come si è evoluta nel tempo l’essenza del coro?
Il territorio ha mostrato tanta curiosità al riguardo, e questo ha comportato diversi nuovi ingressi nel coro: ragazzi e ragazze si sono uniti al gruppo per offrire il proprio contributo e fare esperienze nuove, raggiungendo, quindi, una ventina di elementi. Ad ogni modo, a seguito del periodo di pandemia, molti non hanno potuto continuare questo percorso.
Qual è il vostro approccio con lo studio del canto e in particolare del canto d’insieme?
La preparazione vocale prevede un lavoro continuo per quanto riguarda la tecnica corale: si lavora costantemente sui fiati e sulle sonorità del coro, anche durante la preparazione vera e propria dei brani. Di norma le lezioni iniziano con l’esecuzione di vocalizzi specifici, fondamentali per fornire ai ragazzi gli elementi necessari per acquisire le abilità atte all’esecuzione del repertorio. Gli elementi tecnici, quindi, sono forniti regolarmente anche durante la preparazione dei singoli brani.
Che tipo di repertorio trattate?
Il repertorio è pop a cappella, ovvero senza l’accompagnamento di strumenti musicali, i quali sono sostituiti interamente dalle voci. Nel tempo abbiamo esplorato anche altri generi, ma restiamo legati al “vocal pop”: è più nelle nostre corde. Siamo continuamente alla ricerca di arrangiamenti interessanti e complessi che abbiano un forte impatto sul pubblico. Fortunatamente, gli spettatori hanno mostrato sempre interesse per il nostro repertorio.
Partecipate a gare e/o concorsi? Se sì, quale sarà il prossimo?
Abbiamo partecipato al nostro primo concorso nel 2017, a soli due anni dall’inizio di questa affascinante avventura. Il concorso era organizzato dall’Associazione Regionale Cori del Lazio, e il nostro gruppo era composto da quindici emozionatissimi cantanti. In quel caso, una sezione “vocal pop” non era prevista: abbiamo gareggiato contro cori aventi un repertorio e uno stampo molto diversi dal nostro; inoltre, abbiamo eseguito, come da regolamento, anche un brano del 1600, pieno periodo Barocco. Abbiamo dovuto fare un lavoro molto intenso per poterci presentare. Dopo una dose di incoscienza, ci siamo aggiudicati il quarto posto: è stata una grandissima soddisfazione e un’esperienza molto importante a livello didattico.
Nel 2019 abbiamo vinto il primo premio al concorso ARCL nella sezione degli arrangiamenti, sebbene in quel caso non ho potuto accompagnare né dirigere i miei ragazzi, ma proprio per quella la vittoria vale il doppio!
In quell’anno abbiamo vinto anche il primo premio al concorso internazionale Chorus Inside Advent, sezione pop, e nel 2020 un ulteriore primo premio con l’edizione Virtual Choir dello stesso concorso. Da ottobre 2023 abbiamo ripreso a studiare, già preparandoci per i prossimi concorsi: forse a Varese e Viterbo tra Maggio e Giugno 2024: incrociamo le dita!
È un progetto lavorativo, o vi unisce come passione nel tempo libero?
Il progetto è totalmente amatoriale: i ragazzi dedicano al progetto, due ore a settimana del loro tempo libero e si impegnano a ripassare i brani anche a casa. I periodi di preparazione dei concerti per le rassegne sono più intensi.
La gestione del coro come si è adattata allo stile di vita tecnologico, soprattutto durante e dopo il periodo di pandemia?
Durante il periodo di pandemia abbiamo realizzato dei video grazie al materiale prodotto da ognuno in autonomia, attraverso audio vocali e riprese da telefonino. Ho sovrapposto le tracce audio e Mattia, un ragazzo del coro esperto del settore, ha montato i video utilizzando la traccia audio da me preparata. Ritengo che un vero e proprio lavoro corale attraverso le tecnologie non sia produttivo né funzionale agli obiettivi da raggiungere. Di per sé, il gruppo coro è una realtà che permette di lavorare basandosi su empatia e tolleranza, dando ai partecipanti la possibilità di confrontarsi e scontrarsi, per poi raggiungere un risultato in cui il contributo di ognuno diventi fondamentale. Ciò è realizzabile tramite relazioni concrete, per potersi toccare e parlare. La tecnologia è molto utile a fornire gli strumenti per studiare a casa, ma poi deve necessariamente essere accantonata per lasciare spazio alle emozioni.
La vostra prossima esibizione?
Abbiamo già il nostro primo invito del 2024: ci esibiremo per il Vocal Show – Live choral experience, sul palco di “Stazione Birra” a Roma il 19 aprile alle 21:00, in compagnia di altri quattro cori… via aspettiamo numerosi!
…Cosa ne pensano i ragazzi? Vi lasciamo i commenti inviati da due partecipanti!
Ciao ragazzi!
Sono Riccardo e faccio parte delle sezioni dei baritoni/bassi del coro “Eretum Jazz Singers” e del coro “Fuori dal Coro”. Ho iniziato a cantare nel gruppo all’età di 17 anni. Fin da quando ero piccolo sono cresciuto ascoltando e cantando le canzoni dei “Neri per caso”, noto gruppo a cappella italiano, quindi, quando si è presentata l’occasione di far parte di un coro, l’ho colta immediatamente ed ho iniziato a cantare negli “Eretum Jazz Singers”. Devo dire che mi sono trovato bene fin da subito, nonostante la grande differenza d’età. Il coro permette a tutti di essere sullo stesso livello, inoltre ti fa capire quanto una persona possa essere utile in un gruppo per creare un’armonia unica, anche la voce più piccola può fare un’enorme differenza e l’impegno di ogni persona contribuisce al risultato finale.
Al contempo ci si rende conto che si è protetti e supportati dai compagni. Ovviamente il coro è sia impegno che divertimento e non mancano mai le occasioni per ridere, scherzare, mangiare e bere tutti insieme. Dalla voglia di divertirsi e di cimentarsi in brani sempre più difficili ed articolati, nel 2015, noi ragazzi, insieme alla maestra, abbiamo deciso di dare vita ai “Fuori dal Coro”, eseguendo brani a cappella, cioè senza l’ausilio di strumenti. Le sfide sono state difficili, ma ci siamo presi altrettante soddisfazioni a partire dai vari festival fino alla vittoria di concorsi regionali e internazionali. In conclusione, credo che decidere di far parte di un coro sia stata una delle scelte migliori che potessi fare e consiglio a tutti di provare almeno una volta a far parte di questa grande famiglia!
Ciao ragazzi!
Io mi chiamo Elisa e ho quasi 25 anni.
Faccio parte della sezione dei Soprani sia nel gruppo vocale “Fuori dal Coro”, sia nel coro “Eretum Jazz Singers”. Ho iniziato a cantare nel coro “Eretum Jazz Singers” diretto dal m° Maria Teresa Viglione nel lontano 2012, quando non avevo ancora 13 anni. Questo coro è stato il primo diretto da Terry (è così che chiamiamo la nostra “maestra”) ed è stato il primo con cui io ho iniziato questo bellissimo percorso canoro. Eravamo all’incirca una quarantina di persone e c’era un range di età vastissimo. Io ero tra i più piccolini, infatti, inizialmente, ero impaurita nell’interfacciarmi con ragazzi più grandi di me e persone ancora più grandi, ma alla fine si è rivelato un amore che non ha fatto altro che crescere nel tempo per arrivare fino ad oggi. Mia mamma mi incoraggiò ad entrare nel coro perché fin da quando ero molto piccola (2 anni circa) ho sempre cantato e, a detta sua, ero sempre stata piuttosto intonata. Quando venimmo a sapere dell’esistenza di questo gruppo, feci l’audizione con Terry e suo marito, il m° Vinicio Cecere, e mi accettarono subito in quella che per me, oggi, è diventata una seconda famiglia.
Nel 2015 poi, come già detto dalla maestra, noi ragazzi più giovani abbiamo deciso di “staccarci” da quella che era la realtà con gli adulti e di creare un gruppo vocale tutto nostro che ci permettesse di variare ancora di più con i generi musicali e le difficoltà vocali; basti pensare al solo fatto che abbiamo scelto di eseguire brani interamente “a cappella” in cui le nostre voci sostituiscono gli strumenti musicali. La mia passione così è cresciuta sempre di più, sentendomi parte di un gruppo in cui tutti condividevamo e condividiamo sia momenti di grande soddisfazione, sia di emozione, di tensione, e così via; insomma, una grande famiglia!
È stato anche grazie al coro che, per qualche tempo, sia assieme a Terry che ad altri insegnanti, ho sperimentato lo studio del canto lirico, interrotto poi per altre esigenze di vita. Il periodo del Covid non è stato per nulla semplice dal punto di vista corale, poiché ci ha costretti a rimanere lontani e a non poter effettuare le prove settimanalmente come avevamo fatto per gli otto anni precedenti. Dopo questo lunghissimo periodo, non siamo riusciti a ripartire subito, ognuno aveva preso strade di vita differenti, ma dopo quasi quattro anni lontani siamo riusciti a riunirci e a riprendere questo meraviglioso e soprattutto soddisfacente percorso.
Partecipare ad un coro diventa quasi una dipendenza, ma solo di quelle belle! Cantare tutti assieme con una routine settimanale, preparare un nuovo spartito, stamparlo e riporlo nella cartellina assieme agli altri, entrare in macchina per andare alle prove, svolgere la prova stessa con tutte le sue difficoltà e soddisfazioni per aver appreso un qualcosa che prima pensavi quasi impossibile da eseguire vocalmente. Per non parlare poi di quando ci sono concerti o concorsi, là sì che l’adrenalina fa il suo dovere.
Insomma, penso che far parte di un coro, ma soprattutto di questi due cori, non sia solamente divertente e appassionante, bensì curativo e terapeutico. Tutti abbiamo degli alti e bassi nella nostra vita e quelle volte che io ho avuto i miei, mi sono sempre fatta forza e sono andata a cantare, sapendo che tutto ciò mi avrebbe fatto solo che un gran bene così come è sempre stato. Posso dire che per un periodo della mia vita, far parte di questa grande famiglia e soprattutto avere al mio fianco una maestra come Terry, mi abbia “salvata”.
di Alice Cuturello
A cura della Redazione