“Volevo uccidere l’albero di Natale”, una favola senza tempo
Scritto da Christian Daniel Imolesi il Dicembre 16, 2022
Un libro, una storia, uno sguardo ad una realtà che ci insegna molto più di quanto immaginiamo.
Domenica 4 dicembre, con un Natale già alle porte, nella magica cornice del centro storico di Monterotondo, ha avuto luogo la presentazione del libro “Volevo uccidere l’albero di Natale” di Ketty D’Amico presso l’associazione culturale “L’Angolo di Amélie”. Questo primo incontro ha inaugurato la ricca programmazione di “Natale in casa Amélie”, una collana di eventi artistici rivolti a bambini e adulti in agenda fino al 5 Gennaio, promossa e sostenuta dal Comune di Monterotondo.
Il libro vede come protagonista Anna, una donna di 39 anni che racconta della sua infanzia, precisamente del periodo tra l’estate e il Natale dei suoi 4 anni. La storia si incentra sul suo odio viscerale nei confronti dell’albero di Natale: oggetto che dal suo punto di vista le rubava la scena, togliendo tutte le attenzioni a lei solitamente riservate in quanto figlia unica. Il romanzo prosegue narrando le vicissitudini e le avventure tra Anna e l’albero di Natale – un vero e proprio “duello” – attraverso le quali la bambina comprenderà che in realtà non è un nemico, imparando persino a comunicarci.
L’incontro è stato moderato dalla giornalista Véronique Viriglio, nonché amica della scrittrice e autrice della prefazione del libro. Ketty ha spiegato come in realtà con questo libro abbia voluto tradurre in lettere molti insegnamenti di vita che vanno ben oltre il tema del Natale e l’astio nei confronti dell’albero, regalando al lettore un vero e proprio viaggio. Il romanzo vuole appunto evidenziare la facilità con cui a volte “pensiamo cose cattive”, e altrettante ne desideriamo senza però accettare le conseguenze qualora si avverino. Questa è anche un’opera che racconta di “parole”, parole a cui, al giorno d’oggi, spesso e volentieri non viene dato il giusto peso, ha sottolineato la scrittrice. A tal proposito Ketty ha menzionato proprio un episodio in particolare, in cui Anna mette a confronto un oggetto che ha rotto con delle parole, ponendo l’accento sul fatto che spesso si dà importanza alle cose materiali poiché hanno un costo in denaro, ma non si fa altrettanto con le parole. In virtù di ciò l’autrice ha suggerito che “dovrebbe esistere un negozio di parole”. Tale tema è sicuramente uno dei fili conduttori del testo e non è un caso che venga esposto con la sincerità e la semplicità degli occhi di una bambina poiché è proprio ai bambini che la scrittrice si è ispirata, anche nella creazione di parole inventate presenti nella narrazione.
Se alcuni degli avvenimenti narrati nel libro fanno effettivamente riferimento a momenti vissuti in tenera età da Ketty, lei stessa ha precisato che la maggior parte di essi è frutto di pura fantasia, pertanto non si tratta di un romanzo autobiografico. La scrittrice è anche tornata sul processo creativo che poi ha portato alla nascita di “Volevo uccidere l’albero di Natale”: una prima stesura di qualche decina di pagine, da lei stessa definita “piuttosto bruttina”, rimasta nel cassetto. Nel frattempo ha pubblicato un racconto horror “La Camelia Nera” (2017) e poco dopo ha ripreso in mano quello che a tutti gli effetti considera il suo primo libro, grazie alla revisione in tandem con Rossana Caterina della casa editrice con la quale pubblica, La Chance Edizioni, facendo uscire la storia della piccola Anna nel 2017, con una versione profondamente rimaneggiata e ampliata, regalando così ai lettori una storia adatta a tutte le età e da cui ognuno può trarre un insegnamento. Visto il successo sono poi uscite altre versioni: la versione digitale, il colorbook che ha richiesto una scrematura della storia poiché dedicata ai più piccoli e quella in lingua inglese con una nuova avvincente copertina.
La Ketty scrittrice, nonché speaker radiofonica e fotografa, ha fatto riferimento anche alle sue altre opere, legate in qualche modo da alcuni concetti alla storia di Anna: dal racconto “La solitudine dei figli unici”, il cui tema è ricorrente nella sua produzione letteraria, inserito nella raccolta intitolata “Caleidostorie”, proseguendo con “La notte delle favole cadenti”, oltre che con le sue pièce teatrali andate di scena in Calabria e in Sicilia e infine con la rassegna di ‘pillole e perle’ di vita quotidiana nella sua città d’origine, Reggio Calabria: esilaranti spaccati narrati in dialetto reggino da lei studiato approfonditamente, contenuti in “Jeu u sacciu cu’ sunnu i cristiani”.
L’autrice ha concluso rivelando al pubblico di Amélie che nel 2023 è in programma la pubblicazione del suo nuovo libro: una favola horror scritta durante il periodo del lockdown, ma niente spoiler! E per chi si fosse perso l’appuntamento da Amélie, la prossima presentazione si terrà domani, sabato 17 dicembre alle ore 18, a Filacciano, nel Palazzo del Drago.
Di Christian Daniel Imolesi
A cura della Redazione