Astolfo, il coraggio di amare sempre
Scritto da Irene Raponi il Novembre 13, 2022
Gianni Di Gregorio conquista il pubblico con l’autenticità del suo Astolfo e con il potere della mitezza
Per la sesta serata del Monterotondo Film Festival si è tornato a parlare di provincia. Se con “Margini” di Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti eravamo stati trascinati nella provincia toscana, a Grosseto, ora è il turno di Artena, cittadina vicino Roma. Anche stavolta questo luogo si presenta nella duplice natura di amico e nemico mostrando tutte le sue contraddizioni. “Astolfo” di Gianni Di Gregorio segue la storia di un pensionato che non vedendosi rinnovare il contratto di affitto in una costosa Roma, decide di trasferirsi ad Artena nella vecchia casa di famiglia. È una storia di nuovi inizi e di ritorni, in cui il protagonista deve fare i conti con una realtà che sembra estranea ma in cui ritrova molto di sé stesso, della sua storia e forse più di quello che si era lasciato alle spalle. Il regista e protagonista Gianni Di Gregorio ci ha parlato di questo film come di una grande novità per lui. Per la prima volta, dopo molti film ambientati nella sua amata Trastevere, Di Gregorio si è spostato dalla capitale. “Mi sono spostato solo a quaranta chilometri ma per me è molto”, ci ha spiegato sorridendo. Quei quaranta chilometri non sono stati però una distanza sufficiente per uscire da sé stesso. In tutti i suoi personaggi c’è sempre molto di lui e Astolfo non è un’eccezione: “Ogni volta spero di uscire un po’ da me stesso, mi illudo che sia così ma non cambia niente ritorna sempre quel personaggio che in fondo è come una cifra, un modo di vedere il mondo con mitezza e tolleranza”. Questa mitezza e tolleranza è proprio quello che caratterizza il personaggio di Astolfo. Il film è una storia d’amore, ma non solo. Quando il protagonista torna nella sua casa di famiglia la trova abitata da alcuni personaggi che ne hanno fatto il loro rifugio quando la società sembrava non avere più un posto per loro. Astolfo non mette neanche una volta in discussione che quella sia anche casa loro, decidendo di accoglierli senza riserve. Questo è il lato buono della provincia che Di Gregorio voleva raccontare, il senso di comunità e ospitalità che possono nascere anche in una situazione del genere. Non che la città sia del tutto immune a questa possibilità ma il regista riesce a raccontarla al meglio in un luogo che sembra quasi essere sospeso nel tempo, diventando una speranza universale. Perché se la provincia è il luogo della comunità e dell’ospitalità, è anche vittima delle stesse dinamiche di potere della città. Astolfo avrà problemi con i vicini di casa che vogliono rubare il suo spazio e con un’amministrazione che opera solo per il proprio tornaconto. Il regista attinge anche alle sue esperienze personali per raccontare queste dinamiche, sempre con comicità. Le situazioni sono esasperate ma le reazioni rimangono sempre quelle di qualcuno che nonostante tutto riesce comunque ad amare ciò che lo circonda con tutte le sue contraddizioni e difficoltà. L’amore raccontato non è solo quello per il luogo ma anche quello tra Astolfo e Stefania, interpretata da Stefania Sandrelli. Un amore che il regista fa arrivare al pubblico con una delicatezza e semplicità uniche, dimostrando che l’innamorarsi non ha una data di scadenza e che al contrario basta solo trovare il coraggio di vivere quelle emozioni e di raccontarle.
Di Irene Raponi
A cura della Redazione