LAS LEONAS, IL CORAGGIO DELLE INVISIBILI CHE SI RACCONTANO ATTRAVERSO IL CALCIO

Scritto da il Ottobre 28, 2022

Per questa quarta serata del Monterotondo film festival, le registe Isabel Achával e Chiara Bondì narrano con intimità le difficili storie di alcune donne immigrate spesso invisibili, legate dalla passione per il calcio

A seguire nella programmazione del Monterotondo Film Festival (MFF), è stata proiettata la pellicola de “Las Leonas”, prodotta da Nanni Moretti ma realizzata quasi interamente da un team al femminile, diretta dalle registe Isabel Achával e Chiara Bondì. Un docufilm che racconta senza filtri le storie di alcune donne per lo più latino americane ma non solo, amanti del calcio, che ritagliano piccoli frammenti della loro complicata vita per partecipare al torneo “Las Leonas”. 

Il film è caratterizzato dal dualismo continuo tra le difficili storie di queste donne e l’impegno e la dedizione per il calcio. Toccanti e faticose le vite di queste “guerriere” come quella di Elvira, per la quale il calcio significa libertà. Di nazionalità peruviana, Elvira confida sul grande schermo della sua infanzia, rinchiusa in una stanza fino ai 14 anni, oggi percorre tutta Roma in bicicletta per andare a lavorare come donna delle pulizie ma nonostante ciò non demorde, dà il 100% in ogni partita per la sua squadra nel torneo: il Paraguay. Bea, peruviana, oggi tata, immigrata in Italia nella speranza di un nuovo inizio, gioca a calcio ricordandosi dei giudizi di chi prima non glielo permetteva. Siham viene dal Marocco, fugge da una società maschilista, oggi finalmente può giocare a calcio con le sue compagne, una passione che definisce essere come una droga per lei.

Le registe hanno poi spiegato come questo progetto sia nato quasi per caso dalle storie di alcune migranti conosciute a Colle Oppio, a due passi dal Colosseo. Da quel momento si sono sentite in dovere di raccontare al mondo delle loro esperienze. La collaborazione e produzione con Nanni Moretti nasce a sorpresa, da un’amicizia già viva con le registe, che si interessa alla tematica e decide di produrre il film. “La scelta delle storie da raccontare non è stata semplice, benché tutte interessanti abbiamo selezionato le ragazze che ci sembravano più espressive, purtroppo dovevamo sceglierne alcune e non tutte” ha sottolineato una delle registe. La ricerca di storie eterogenee tra loro risalta ancor di più il legame che le accomuna, evidenzia maggiormente una realtà nascosta ma variopinta. Le registe hanno espresso gratitudine per l’incontro con le protagoniste: non solo la passione ma anche la vitalità e l’allegria che riempivano il campo sono state fondamentali nelle riprese, per registrare un film ancora più genuino e vero.

Ad esprimere questa genuinità durante la serata è stato proprio l’intervento di una delle attrici: Ana Pirlog, capitano della squadra Estrellita Juvenil, ci racconta di come il calcio per lei è stato uno strumento di coesione appena arrivata in Italia, una dimensione che le ha dato un senso di appartenenza. Ci ha parlato di come guardando le altre donne che non sapevano nemmeno calciare un pallone erano comunque lì per condividere una passione tutte insieme, nonostante la famiglia e le loro vite, “per me non saper dare un calcio ad un pallone non è un limite” asserisce.

La femminilità è sicuramente un elemento fondamentale del film nel quale gli uomini sono quasi completamente assenti, un girato completamente al femminile, che senza volerlo rompe gli schemi degli stereotipi di uno sport che siamo abituati a vedere praticato da uomini. Le donne come protagoniste, dalla regia alle attrici, dalla musica alla fotografia, un’impronta sicuramente forte sul cinema per il sociale, accompagnata da una metafora che lo è altrettanto: il calcio come libertà. 

Di Christian Daniel Imolesi

A cura della Redazione


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